venerdì 27 marzo 2009

"GranTorino" di e con Clinto Legnorientale

Walt Kowalski è un reduce americano della guerra in Corea.
Walt non crede in nessun Dio e pensa di sapere "della vita e della morte" molto piu' di "giovani timorati del Signore che assicurano alle vecchiette l'eternità in cambio di qualche preghiera".
Kowalski ha lavorato una vita alla Ford e appartiene alla working class hero.
Walt ha un carattere schivo e irreprensibile.
Kowalski abita in un quartiere residenziale che sta subendo un profondo e radicale mutamento: altre comunità si stanno lentamente impossessando di esso.
Walt rimane vedovo dall'amata moglie e si ritrova solo con due figli semi-sconosciuti che tuttavia hanno già una loro famiglia.
Kowalski ha un garage pieno zeppo di utensili per riparare qualsiasi cosa.
In mezzo a questo garage egli custodisce come una reliquia una Ford GranTorino del 72 alla quale ha montato egli stesso lo sterzo in catena di montaggio.
Walt è uno all'antica, ha lo sguardo prognato e riga dritto quasi fosse ancora nell'esercito e il suo sentimento anti-coreano è ancora molto accentuato.
A fianco della sua villetta viene a insediarsi una famiglia H'mong (popolazione nomade proveniente dalle montagne di Cina, Tibet e Mongolia).
Da qui si sviluppa una bellissima storia di amicizia e fratellanza che valicherà molto presto gli steccati del razzismo e dello scetticismo religioso per scivolare in un tema già trattato in "la valle di Elah","non è un paese per vecchi" e "il cavaliere oscuro": la violenza fine a se stessa.
Wally Kosky alla fine della storia avvincente e romanticissima tornerà sui suoi passi e mediterà tanto a lungo sulla mentalità dei giovani da prendere una decisione irreversibile.
Walt seminerà la speranza nei giardini del suo quartiere con la fede di vederla traboccare nel mondo intero ma solo alla fine si accorgerà di aver compiuto un cammino tanto arduo.
Kowalski alimenterà la sua speranza proprio come nella parole di Sant'Agostino: guardando le cose con sdegno e imbracciando il coraggio per poterle cambiare.
Potete passare i prossimi tre fine settimana a studiare chini su tomi e tomi di "sociologia" mentre fuori dalla vostra finestra esploderà la primavera coi suoi colori e le sue fragranze.
Oppure potete investire 7 euro e un'ora e cinquanta del vostro tempo per ammirare una delle piu' belle pellicole di inizio secolo e vederci dentro lo sguardo di un uomo che ha ridotto la sua varietà di espressioni da due a una (perchè recita senza cappello) ma che dal suo sguardo saprà regalarvi ancora una volta sdegno e coraggio; quindi speranza.

Nazzaro Sauro

giovedì 12 marzo 2009

Beniamino Bottone, il Billionaire e un gran mal di recchie.

Le mie recenti sortite al cinema mi hanno visto spettatore (sempre piu' defilato, lontano dalle mandibole che macinano pop-corn e ugole rinsecchite che trangugiano cola come pompe idrovore)di due film molto pompati dal clamore suscitato dai media specializzati e dalla quantità esagerata di titoli che Hollywood ha voluto tributare.
La pellicola di Finscher, regista già apprezzato in SevenUp, Fight football club e Zodiac's Branko, parla di un vecchietto che nasce ottantenne e del breve volgere di sole 2 ore e 40' diventa un poppante.
Ma prima di arrivare a fare la popo' nel pannolone attraversa una lunga serie di traversie e vicissitudini che lo vedranno protagonista( rinvigorito giorno dopo giorno da quello strano processo di ringiovanimento) su un rimorchiatore (e dal quale poi scendendo di porto in porto apprende l' attitudine del "rimorchiare").
Il film riprende un romanzo di Fitzcarraldo e conferma il sospetto sugli usi e gli abusi di sostanze stupefancenti a inizio 900 da parte degli autori bohemienne e della scapigliatura.
Ho trovato interessante le nozioni sul colibrì, piccolo volatile che è capace di battere le ali 80 volte al minuto e che disegna nell'aria, col suo movimento, un otto, simbolo aritmetico dell'infinito.
Notevoli gli artifizi usati col computer per invecchiare Brad Pitbull e poi piano piano ringiovanirlo tanto che a 8 anni stentavo a riconoscerlo!
L'altro film invece, Billionaire, parla di Flavio Briatorre che partecipa alla trasmissione di Gerry Scott-Fitzgerald all'interno della sua discoteca in Sardegna.
Ogni quesito che gli viene posto è un'occasione per rivangare il suo soffertisismo passato e il suo ancor piu' incerto futuro.
Bellissime le scene quando ricorda di essere sopravvissuto alla perenospera dei busoni nell'aprile del 98 e quando soccombe in un harem della Mauritania nel novembre del 2002.
Toccante la scena finale quando Flavio decide di donare tutto il malloppo ad Abramovich per comprarsi la partita contro la Juve.
Infine se non fosse stato per l'effetto dolby-surround che mi ha fatto sanguinare entrambi i timpani avrei rinunciato al prossimo film.
Ma il prossimo film devo vederlo per tre validi motivi:
-c'è il grande ispettore Callaghan
-se arrivo a diventare vecchio, vorrei acquisire la sua tempra
-si parla di un gran Otorino...chissà che non riesca a guarire la mia sor
dità.

Re, regine e fanti nostalgici


Questo scritto è dedicato a chi non conosce la storia di Davide e Golia, a chi vede fiorire il cielo dopo aver sparso semi al vento, a chi pensa di essere invincibile,ai fagiolini piccini-piccio', a chi resta in C per un pareggio all'ultimo minuto, a chi lotta e spera e nonostante le sconfitte non ammaina la bandiera.




Frequento con passione le gradinate del Del Duca da quasi 30 anni.
Ricordo vagamente la mitica formazione che nell'80 raggiunse il 5° posto in classifica.
Da quei scaloni di cemento armato ho visto uscire con la testa china perfino juventini interisti e milanisti che dal circondario scendevano a valle per parteggiare le loro plurititolate corazzate.
Nella mente affiorano gol e gesti atletici che difficilmente il tempo sfocherà (Es.Casao contro la Fiore, Carillo contro l'Inter,ecc..)
La rivalità campanilisitca più accesa è sempre stata quella coi cugini rivieraschi della Samb.
Alla fine degli anni 80 sale alla ribalta la compagine anconetana e reinizia un ciclo di derby regionali che durerà quasi costantemente sino a oggi.
All'epoca ero seduto e sedato sui banchi dell'ITG in Corso di Sotto e il sabato, il lunedì e in tutti i frangenti legati all'attività con la pelota (vedasi l'ora di ginnastica) venivano scanditi con urla disumane ,tra gli androni echeggianti, gli slogan allora in voga.
Ricordo che ci si contendeva il titolo di "regina delle Marche" ma io in verità non ho mai cantato quel coro.
Ne ricordo con affetto uno invece molto verace che a dispetto del più potente capoluogo di regione,denuciava l'assenza in Ascoli dell'autostrada, della stazione e dell'aeroporto, ma in compenso la nostra squadra si avviava di nuovo alla conquista della serieA.
Scenario già calcato per 13 anni con alla guida il nostro unico grande e impareggiabile condottiero COSTANTINO ROZZI.
Seconda giornata di ritorno campionato serie B 2008/09, allo Zeppelle va di scena il match contro i dorici.
Dopo solo 25 minuti(?) il Picchio insacca la porta dei biancorossi per due volte e con sdegno orgoglioso tiene la propria porta inviolata per il resto della partita e senza infierire sul nemico che terminerà senza due pedine.




Sono passati 11 anni senza che fosse stata costruita un'autostrada, una stazione e tantomeno un'aeroporto che passi per la nostrà città, nel frattempo pero' abbiam fatto un'altra capatina in serie A per 2 anni limitandoci solo a qualche rara ma pesante bastonata quà e là (Roma, Milan, Samp,ecc..)
Ora siamo scesi ai livelli dei ciambotti, che per anni hanno varcato solo una volta a stagione i cancelli del Del Duca e per di più nel settore ospite e con la sciarpa di un'altra squadra che non fosse l'Ascoli.
L'urlo che dichiarava il titolo di "regina delle marche" stavolta è partito dalla curva Sud Rozzi.
Non ero presente allo stadio e comunque mi sarei dissociato anche stavolta non cantando quel coro.
Personalmente non me ne frega un cavolo di vantarmi di quel titolo così come mi sento a disagio a parteggiare per la Nazionale che non sento mia.
Grazie a Dio sono nato in Ascoli e porto l'Ascoli, punto e basta.
Anche stavolta, cari anconetani,pur non essendo intenzionati a tornare in A , vi abbiamo fatto tornare a casa col fegato ingrossato senza avervi offerto neanche un bicchiere di Rosso Piceno.
Come ai vecchi tempi in cui al collo stringevate la sciarpe della Juve, dell'Inter e del Milan che anche quest'anno sono uscite dalle coppe per la mia grandissima gioia.
Nostalgia, nostalgia canaglia...FORZA PICCHIO è il nostro grido di battaglia!